Dipingere è un’attività relativamente semplice, ma per essere appresa correttamente necessita di uno studio approfondito. In effetti per un pittore lo studio della disciplina pittorica non solo forma la base del suo operare ma ne costituisce l’elemento indispensabile di ricerca, è inesauribile, dura tutta la vita. L’operazione del dipingere viene eseguita “dal vero”, di conseguenza si usa come soggetto qualcosa che rientra nella realtà circostante, sia esso un modello animato o inanimato. Tuttavia l’attività del dipingere, dall’inizio alla fine, si fonda sull’elemento irrazionale della persona, la razionalità interviene solo per realizzare concretamente ciò che dice l’intuito. Attraverso il percorso della Pittura il quadro si rivela come la propria personale e leale indagine su una parte della realtà.
Preparazione del modello.
Il soggetto ideale per cominciare a dipingere risponde al tema di natura morta, in inglese “still life”. Consiste in un gruppo di oggetti posizionati su un piano di appoggio in modo armonioso. Possono essere oggetti di uso quotidiano, piante, fiori, frutti, ecc. disposti su/contro drappi, panni, tende, ecc. Al contrario che per il paesaggio è possibile fare uso di un tale soggetto comodamente nello studio e in qualsiasi momento. Al contrario della figura è un soggetto statico. Rispetto a entrambe le altre opzioni offre la possibilità di lavorare con tempi più lunghi.
La scelta del soggetto è molto importante e dovrebbe mostrare l’interesse specifico del pittore, perciò non deve essere frettolosa. Quando si prepara una natura morta, la si deve pensare immediatamente in termini pittorici, di armonia di vuoti e pieni, e scegliere gli oggetti per la loro forma, non per quello che rappresentano concettualmente, perché l’opera della Pittura consiste proprio nell’esprimere tale armonia. Quando si inizia l’apprendimento è bene scegliere due o tre oggetti semplici (bottiglia, bicchiere, frutto, ramo, ecc.), ponendoli su un panno bianco o colorato, in luce. Anche all’interno dello Studio la luce cambia qualsiasi soggetto in modo più o meno veloce: per ovviare al problema ci si può servire di una lampada in aggiunta, affiancando con il medesimo orientamento luce naturale a luce artificiale.
Osservazione del soggetto e scelta del taglio dell’opera.
Il soggetto così preparato deve essere osservato attentamente. La percezione personale inizia in questo momento e si manifesta subito nella scelta del taglio della veduta, che varia secondo la sensibilità del pittore. Il soggetto che si dipinge costituisce sempre una parte della realtà visibile, che si decida di dipingere il soggetto per intero oppure in una sua parte. Dalla decisione riguardo al taglio si deduce poi il formato del supporto che si va ad utilizzare. Per avere una visione più sintetica del soggetto, importante per stabilire linee e tonalità, è consigliabile socchiudere gli occhi, oppure per i miopi togliere gli occhiali.
Preparazione degli strumenti.
Fissato con cura il supporto sul cavalletto si preparano i colori. La tavolozza deve essere abbastanza grande da poter formare al centro i colori comodamente, senza timore che manchi lo spazio. I colori vengono posti sui bordi della tavolozza, divisi in caldi e freddi, ossia in quest’ordine: bianchi, gialli, rossi, violetti, azzurri, verdi, terre (riguardo alle tinte consigliate e agli altri strumenti rimando alla voce “Materiali”).
Disegno della composizione.
Una volta compreso ciò che si vuole dipingere si inizia con un disegno della composizione a pennello. In pittura il disegno vero e proprio si esegue separatamente su carta, come prova per inquadrare e eventualmente per stabilire la scala dei toni. Una volta compreso esattamente ciò che si vuole dipingere, il disegno a pennello sulla tela o su altro supporto adatto (legno, pannelli vari…) deve essere molto schematico. La composizione deve rispondere a un criterio di bilanciamento e di armonia. Per aiutarsi in questo si può 1) rovesciare il disegno e 2) guardarlo riflesso in uno specchio.
Disegno degli spazi, pieni e vuoti.
All’interno della composizione stabilita si disegnano a pennello gli oggetti con esattezza ricercando la linea di contorno. L’osservazione dei vuoti è fondamentale per la correttezza del disegno. Esistono due maniere per osservare un oggetto, che devono essere bilanciate continuamente: considerare la linea “interna “ all’oggetto, afferrando il pieno dell’oggetto e quella “esterna”, afferra lo spazio che lo circonda. L’osservazione dei vuoti risulta risolutiva per la definizione esatta della forma.
Pittura, valutazione dei toni.
Per prima cosa ci si ferma a considerare le qualità tonali della composizione, dai chiari agli scuri, cercando di valutare esattamente il tono di ogni spazio – pieno e vuoto – che si va a dipingere. Per fare questa operazione non facile, si deve tenere conto delle relazioni che esistono fra uno spazio e l’altro. Per osservare correttamente il tono di ogni spazio lo si deve confrontare con i toni degli spazi che lo circondano. Per comprendere il rapporto fra un tono e l’altro occorre osservare gli spazi sulla loro linea di confine. Ad esempio per definire il tono di una bottiglia osservarlo in rapporto con lo spazio che la circonda, lungo tutta la linea di contorno che definisce la bottiglia: si noterà che come cambiano i toni sulle diverse parti dell’oggetto così cambiano i toni sulla porzione di spazio che ne viene a contatto.
Pittura, mescolamento delle tinte.
Si inizia a dipingere da una sezione del disegno, solitamente quella che attrae maggiormente, spostandosi poi sugli spazi confinanti, fino ad allargarsi per riempire tutta la superficie del supporto. Quindi non si passa da un punto del quadro a un altro estremo, ma si cerca di mantenere il confronto con ciò che si è fatto prima, rapportando sempre una sezione con l’altra confinante, mantenendo così costantemente un termine di paragone. Nella prima fase della pittura, per agevolare una visione estemporanea, è consigliabile servirsi di pennelli mediamente grandi, sempre in relazione con la grandezza del supporto. Dunque si costruisce il quadro in maniera sistematica, riempiendo di colore ogni spazio fino al completamento. Ogni spazio non dovrebbe essere definito da più di due o tre toni, all’inizio.
Le tinte devono essere ricercate in maniera semplice, partendo dal colore che si vede di primo acchito. Per esempio una bottiglia “azzurra” deve essere innanzitutto compresa nel tipo di azzurro, se è un azzurro che va verso il viola o un azzurro che va verso il verde e una volta stabilito la gamma di azzurro cercare la giusta sfumatura. Se lavoriamo bene la tavolozza dovrà mostrarsi sempre più ricca di mescolamenti. La maggior parte del lavoro sulla tavolozza si svolge secondo passaggi successivi e spontanei, non iniziando ogni tinta ex novo. Il mescolamento dei colori deve accadere in modo intuitivo, non secondo regole, per questo la tavolozza si presenta diversa da persona a persona. Questa fase della Pittura dovrebbe dare come risultato un quadro già finito sotto il profilo dei toni e delle tinte.
Pittura, verso la perfezione della forma.
A questo punto si osserva attentamente il quadro. Si fanno le correzioni e si passa alla fase successiva, che è quella di perfezionare le forme e le tinte, chiarendo la propria visione originaria. In questa fase si deve fare attenzione che il lavoro già fatto non vada perduto per un eccesso di zelo. Il lavoro del dipingere inizia generalmente con una grande energia, che man mano va esaurendosi. Allo stesso modo i gesti che si fanno dovrebbero diventare sempre più consapevoli e misurati. Anche per questa ragione è bene finire con pennelli sempre più piccoli.
Quando si può definire “finito” un quadro? quando ha realizzato il più pienamente possibile la visione che si aveva all’inizio della porzione del reale considerata, sempre nel rispetto della verità del soggetto. Per visione si intende la propria percezione iniziale davanti al soggetto, essa deve essere maturata e espressa attraverso l’osservazione attenta del soggetto e la capacità tecnica personale. Finire un quadro non significa dipingere ogni dettaglio, ma comunicare pittoricamente, cioè attraverso gli elementi della pittura (forma, tono, tinta), la propria visione della realtà.
La Pittura “Tonale“
L’attenzione ai toni è la base per una buona pittura. Quando la visione si sposta dalla semplice osservazione dei contrasti chiaroscurali, che è tipica del disegno, a una percezione delle modulazioni tonali si inizia ad entrare nel vivo della Pittura. La prima visione implica il bianco e nero, la seconda coinvolge i colori, infatti a ogni tono stabilito corrisponde in pittura un certo colore. Questa modalità, che implica una ricerca costante, costituisce la forma più avanzata di Pittura. Seguendo in questo modo il corretto percorso della disciplina pittorica si dovrebbe facilmente giungere a quella che è la massima aspirazione di un pittore: cogliere la realtà nella sua armonia. Nella visione tonale nessuna forma prende il sopravvento sull’altra, ma ognuna contribuisce alla bellezza, come in una sinfonia. Le linee diventano funzionali l’una all’altra, spazi pieni e vuoti si muovono simultaneamente, i toni si equilibrano, perchè i colori si esaltano nei loro stessi contrasti. E’ questa la visione specifica della Pittura, che ne fa un’arte visiva separata da tutte le altre.
E’ necessario saper vedere le “macchie”, accantonare la consueta visione tridimensionale a favore della visione bidimensionale che corrisponde alla superficie del quadro. Comprendere la realtà visibile come una serie di spazi che si incastrano l’uno nell’altro, fra i quali nessuno ha il sopravvento. Per fare questo si deve socchiudere gli occhi sul soggetto, vederlo suddiviso in macchie e invece di rappresentarlo nella sua apparenza esteriore, osservarlo nella sua luminosità e, attraverso questa osservazione, mostrare l’armonia delle parti. In poche parole, invece di descrivere l’oggetto descrivere la luce che lo fa emergere.
Esercizi consigliati.
Innanzitutto è fondamentale esercitarsi a vedere le macchie sintetizzate attraverso forme di toni differenti. Gli esercizi descritti vanno ripetuti nell’ordine su uno stesso soggetto.
1 – DISEGNO – In un paesaggio prendere a modello una porzione non troppo estesa e cercare le “macchie”, osservarne i contorni, capire la forma di ogni macchia. Dividere il foglio con le linee di contorno, che stabiliscono il confine fra una macchia e l’altra.
2 – Comprendere l’oggetto nella sua verità tonale e tratteggiare tutto l’insieme, usando nell’ordine 2-3-4-5 toni distribuiti nelle diverse parti,
3 – Osservare ogni elemento, ad esempio un albero, scomponendolo per toni, invece che descrivendo i dettagli.
1 – FORMA – Ripetere l’operazione con la tempera. Scegliere 2-3-4-5 toni distinguibili l’uno dall’altro, componendo le tinte con terra d’ombra, o bruno, e bianco. Distribuire i toni sui vari elementi del quadro per macchie larghe.
2 – Entrare poi nello specifico di ogni elemento scomponendolo nuovamente in due o tre macchie di toni.
1 – PITTURA – Ripetere l’operazione con i colori. Questo esercizio è più complicato, consiste nel valutare tonalmente ogni colore. Ad ogni tono stabilito nell’esercizio precedente si deve attribuire il colore proprio. Per esempio se il primo tono, il più chiaro, è stato attribuito al cielo e ad un elemento del paesaggio come una casa illuminata, l’azzurro del cielo deve essere dello stesso tono del colore caldo che illumina la casa.
2 – Entrare nello specifico di ogni elemento, ad esempio un albero, scomponendolo in due o tre macchie di colore.
Alcuni esempi.